venerdì 17 dicembre 2010

Recitar cantando, soprattutto la prima

 

RECITAR CANTANDO, SOPRATTUTTO LA PRIMA
Circola in rete dal 2008, ma è solo da una decina di giorni che viene usato regolarmente per spaventare i bambini che non vogliono andare a dormire. “E’ la tua e la mia dignità”, dice la canzone. La loro certamente no. Stiamo parlando del gruppo di politici del Pdl imbarcatosi in un’impresa canora da far impallidire perfino la performance di Emanuele Filiberto allo scorso Festival di Sanremo. Uno dice: impossibile. E invece sì. Il coretto incriminato, composto da noti personaggi del jet set… pardon, della scena politica italiana, tra i quali Renato Schifani, Denis Verdini, Daniela Santanché, Ignazio La Russa, Clemente Mastella, Maurizio Letta e Sandro Bondi, è nato nel 2008 per sponsorizzare l’ “Associazione privata di fedeli “Progetto Gemma”- Adozione prenatale a distanza”, il cui scopo è aiutare le madri in difficoltà a portare a termine la gravidanza. Sorvolando sull’involontaria ironia della denominazione dell’associazione (come, “privata di fedeli”? e allora chi rimane? E se è così privata, come mai esponenti del Governo si sentono chiamati a sponsorizzarla?), non si può restare indifferenti di fronte allo spottone anti aborto e anti eutanasia, riemerso a pochi giorni dalle critiche alla partecipazione di Welby a “Vieni via con me”, in cui i sopracitati politici si misurano con un testo evidentemente al di sopra delle loro possibilità, composto da Bondi in un momento di particolare indigenza linguistica e populismo concettuale. Il titolo della canzone è, naturalmente, “Per la vita”.  
L’impressione globale dopo aver visto il video è quella di una parodia di programmi tipo Ciao Darwin o Chi ha incastrato Peter Pan. Perché uno pensa: no, dai, non è possibile, si vede che non ci credono. Chi mai può averli costretti a questa umiliante performance? Che cosa gli hanno fatto balenare per costringerli a questa esilarante autoesposizione? Le stecche a ripetizione del sindaco di Roma Alemanno sono niente rispetto ai guaiti del presidente del Senato Schifani, all’afonia conclamata del ministro della Cultura Bondi, al sorriso un po’ incredulo di Clemente Mastella (per la serie “vuoi vedere che riusciamo a prenderli per il culo anche stavolta?”), alle mossette della Santanché abbracciata a quel diavolone del ministro della Difesa La Russa, l’unico davvero convinto perché tanto il ragazzo ha talento scenico, e basta fare casino che lui si diverte, poco importa che sia un saggio di Natale o un revival anni Ottanta al Patuscino.
Gli esimi madrigalisti hanno per le mani uno di quei testi che non si dimenticano. “Vita è la libertà, vita è la creatività, è il sorriso che tu mi fai, è la mano che tenderai”. Non solo: vita è l’amico che non frequenti, ma che poi, quando serve, “è già là”. E’ la mia e la tua dignità, dicevamo, ma anche passione e, attenzione, “complicità”. E’ un bambino che mangia un panino… no, un bambino con un pallone nel cortile di una città (citazioni dotte da Vecchioni e Romina Power). E’ – e qui sono in gioco potenti figure retoriche, che uniscono una virtù a una sensazione visiva, una personificazione a uno stimolo ottico – “lo sguardo della bontà” (nemmeno nella sigla di Candy Candy si era giunti a tanto). E’ audace sincerità, la luce che nasce dopo l’oscurità, taratatatatà. Senza dimenticarci che “la vita è libertà”, solidarietà, bla bla bla. E’ “un mondo migliore da costruire insieme io e te”. Eh? Ma soprattutto, ricorda paternamente Mastella, “è il più grande dono che hai”. E vabè.  
Si può dire molto circa la tendenziosità delle teorie lombrosiane, ma una cosa è innegabile: l’uomo politico, salvo qualche caso, è positivamente brutto. Quando poi è brutto, non sa cantare ed è palesemente imbarazzato dalla sua stessa canzone, l’effetto è quello di un terrificante autogol. Con l’aggravante che i gorgheggianti parlamentari sono accompagnati da un coro di bambini, innocenti per definizione, loro sì intonati: un caso da Telefono Azzurro.

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