giovedì 20 gennaio 2011

A me non disturba se un politico va a escort. Non m’interessa proprio, sono fatti suoi. La prostituzione, l’ho già detto, andrebbe regolamentata, inutile fingere di niente. E’ una professione e deve sottostare alla legge come tutte le altre professioni, più o meno antiche.
Per questo non reputo che Silvio Berlusconi stia subendo la carneficina mediatica di cui si lamenta pomposamente da mesi. Se non altro per un banale motivo: se c’è ragione di credere (e c’è) che ad Arcore ci sia stato un giro di escort, c’è altrettanta ragione di credere che ci sia stato un imponente giro di evasione fiscale. Fatture, per intenderci, ma non quelle del voodoo.
Se io scrivo una recensione di 11 righe pago le tasse su ognuna di quelle 11 righe. Se una fa un pompino, è giusto che risulti da regolare fattura. Stop. Non mi interessa la moralità. Non tollero però che mi si prenda in giro sui soldi.
Mi è stato recentemente chiesto/imposto di rendere disponibile un sabato lavorando gratuitamente in occasione della fiera di settore “Macef” a Milano. Io faccio la giornalista: in questa occasione il mio ruolo sarebbe quello di portare in giro presso gli stand numeri della rivista di design per cui collaboro, di cui sta per uscire il primo numero. La rivista pesa quasi un chilo e più che un lavoro di rappresentanza, è puro facchinaggio, assolutamente non previsto nell’accordo con il mio direttore circa tre giorni di collaborazione settimanale. Facchinaggio, aggiungo, per il quale non mi verrebbe corrisposto un centesimo. Per fare la qual cosa mi si sono fatti preparare, senza consultarmi, dei biglietti da visita in quanto parte della Redazione della nuova rivista.
A fronte di questo e altri ricatti, tra cui l’idea che lavorare sia un privilegio che ci lega al datore come il più infimo dei valvassori a un potente e magnanimo feudatario, le buste da 5000 euro cui fanno riferimento le edificanti telefonate tra le varie Minetti, Ruby, Emilio Fede e Lele Mora diventano intollerabili non tanto sotto il profilo della moralità, della quale comunque si è perso da tempo ogni senso, ma sotto il profilo dell’evasione fiscale.
Per questo dovremmo scandalizzarci. Non per questo povero vecchio stupido, quasi commovente nel suo delirio di onnipotenza, in realtà dileggiato e sfruttato da una massa di cortigiani sanguisughe che l’hanno (giustamente) scambiato per un bancomat en plein air. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Sarà molto ridicolo se, dopo tutti questi anni in cui si avevano tutti i normali mezzi legali per inchiodare Berlusconi, soggetto di un conflitto di interessi a dir poco insostenibile dal punto di vista istituzionale, i magistrati oggi dovessero inchiodarlo per quattro troie nemmeno troppo carine, né di presenza né di modi.
Ma, visto che ormai tutto è merce, protesto unicamente per Minetti in consiglio regionale, pagata da me e da voi per compiacere i potenti, non certo per dare un autentico contributo al lavoro della Regione Lombardia. E contro – se dovesse essere provato l’avvenuto mercimonio – la mancata emissione di regolari fatture per infermierine, cubiste e pompinare varie presenti alle eleganti cene del nostro presidente del Consiglio.

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