sabato 19 febbraio 2011

Chiamami ancora quella cosa che fa rima con cuore

L'avevo sentita una sola volta, sgranocchiando un wafer. Non mi era piaciuta, la canzone di Roberto Vecchioni Chiamami ancora amore. Fin dal titolo: e basta con questo amore, perdiana, sembra un libro di Moccia. Da uno come lui ci si deve aspettare di più. Quando, dieci minuti fa, Gianni Morandi ha annunciato la sua vittoria al Festival di Sanremo, ho avuto un moto di stizza. No, ma come? Perché?
Poi mi sono imposta di risentirla con attenzione. Le pecche: la melodia è un'autocitazione continua Roberto Vecchioni-Vecchioni Roberto. E qualcosa (l'afflato, l'intenzione, la musica, non ho ancora capito) mi ha ricordato Sogna ragazzo sogna, di tanti anni fa ma sempre bella. Musicalmente nessuna novità, almeno alle orecchie di un profano quale io mi ritengo. Parole... eh, sì, una bella scucchiaiata di retorica c'è. Il problema è che funziona. Funziona perché coglie qualcosa di molto sentito nell'Italia di questo momento. Fu vera gloria? O ha fatto il furbo anche lui? Guardando i suoi occhi brillanti di gioia, a me è sembrato che Roberto ci credesse. E questo redime da molta retorica. Senza contare che, oltre alla parola "amore", c'è anche la parola "libro". Non male. Ci sono cascata? Può darsi, ma ripeto, funziona.

Passiamo alle cose serie: sono l'unica a pensare che Belén e Canalis sembrassero due colonnoni rosa cui i rispettivi abiti non facevano per niente giustizia? Su Dior e Armani è arduo discutere, specie se imbustate dentro quelle stoffe ci sono tali ineffabili bellezze, però dissento ugualmente dalla scelta sartoriale. E cos'era quello svolazzo in testa a Elisabetta? E la bomboniera su una spalla sola? E Belén? dorme tra due tiranti, che a ogni puntata era sempre più alta? Baaaa, andate a fare le taxi driver (in italiano, per chi non lo sapesse, "taxi driver"), che è meglio.

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